Colosi, il sole e il cuore di Salina

Colosi, con i suoi 10 ettari di vigneto compreso tra Capo Faro e Porri, è fra i produttori più rappresentativi dell’isola di Salina. La zona è considerata tra le migliori sia per l’esposizione che per la natura chimico-fisica del terreno di origine vulcanica.

L’impianto dei vigneti è stato realizzato a terrazze ripristinando i vecchi muri a secco e comprende i vitigni tipici della viticoltura isolana mediterranea: Corinto Nero, Nerello Cappuccio, Nerello Mascalese, Inzolia, Catarratto e Malvasia. Quest’ultimo, senza dubbio, rappresenta il vitigno principe di tutta la produzione enoica del territorio e dell’azienda Colosi.

La cantina di vinificazione Colosi è letteralmente immersa nei vigneti, parzialmente interrata al fine di rispettare le rigide normative che tutelano il territorio e l’ambiente paesaggistico dell’arcipelago eoliano. Tale ubicazione consente di mantenere una temperatura costante, idonea all’ottimale conservazione dei vini. Ultimata nel 2004, è realizzata in pietra locale in piena simbiosi con l’ambiente circostante. L’impianto di vinificazione, composto da serbatoi in acciaio inox termocontrollati e una pressa pneumatica a membrana, permette di lavorare le uve seguendo i moderni canoni enologici. Tutte le fasi di vinificazione e la successiva maturazione sono condotte sul posto così come previsto dalla Dop Malvasia delle Lipari.

Nella famiglia Colosi il nome Pietro ricorre di padre in figlio. Negli anni ’70 Pietro Colosi “Senior” lavorò al fianco di Carlo Hauner: i due condivisero oltre che una grande amicizia, anche l’amore per i vini dell’isola. Tale rapporto si consolidò fino al punto che Pietro si trovò dopo poco tempo a dover amministrare e a dirigere, oltre alla sua, anche le proprietà e la cantina di Carlo.

Trent’anni fa, nel 1987, Piero, figlio di Pietro, inizia a seguire le orme del padre dopo aver completato gli studi in enologia all’istituto agrario di Catania, e imprime da subito nuovo impulso alla diffusione dei vini Colosi nel mondo. Oggi un terzo Pietro, enologo laureato a San Michele all’Adige, ha fatto il suo ingresso al fianco dell’omonimo papà e della mamma Lidia, affiancandoli nella gestione di tutte le attività di un’azienda ormai cresciuta e solida, che oltre alla cantina di Salina possiede anche un sito produttivo a Giammoro in provincia di Messina e che esporta i suoi vini in tutto il mondo.

L’arcipelago eoliano, d’origine vulcanica, rappresenta uno splendido scenario naturale d’attrazione turistica per le sue caratteristiche ambientali e paesaggistiche uniche: il pulitissimo mare, le mirabili insenature, le spiagge, i tramonti dai caldi colori. Tra tutte le isole Salina è certamente quella che più delle altre ha saputo salvaguardare e valorizzare la produzione del vino Malvasia.

Qui si pratica quella che si definisce “viticoltura eroica”: l’impianto del vigneto, difficile per la morfologia del terreno, è realizzato a terrazze con i tipici muretti a secco e costituito da piccoli appezzamenti con filari disposti su terreni scoscesi, d’origine vulcanica, ricchi di sostanze organiche e minerali, con allevamenti a spalliera o controspalliera nei quali tutte le operazioni sono condotte a mano. L’irrigazione nel vigneto è assente e questo determina stress severi sulla pianta durante il mese estivo. La vendemmia avviene nella prima decade di settembre per i bianchi e per l’uva malvasia atta a produrre la Malvasia secca, nella seconda decade per le uve Malvasia atte a divenire vini passiti, quando l’uva Malvasia ha raggiunto alte gradazioni zuccherine (26-28°).

Il vitigno Malvasia fu probabilmente portato nelle Lipari intorno al 600 a.C. dai Greci. Ambientatosi perfettamente, si estese progressivamente sull’isola di Salina: si pensa che le prime barbatelle di Malvasia furono impiantate alla fine del diciottesimo secolo proprio a Capo Gramignazzi, dove oggi vi è la gran parte dei vigneti Colosi. E’ però solo dal 1958 che, grazie alla storica Cantina Sperimentale di Milazzo, ai suoi Direttori e ad alcuni imprenditori dell’isola, inizia il recupero e il nuovo corso del vino Malvasia, con l’impianto di nuovi vigneti e la messa a punto della tecnica di produzione. Nel 1973 viene istituito il disciplinare di produzione per la Malvasia delle Lipari DOC che porta al progressivo aumento del quantitativo di vino prodotto, della superficie vitata, oltre al nascere di nuovi produttori. Il vino Malvasia delle Lipari rimane comunque una produzione di nicchia realizzata grazie al lavoro di una sessantina di produttori.

Dal 2016 Cantine Colosi fa parte del rinnovato Consorzio di tutela della Malvasia delle Lipari Doc, insieme ad altre otto cantine.

La Malvasia delle Lipari si ottiene da uve bianche Malvasia nella percentuale del 95% e da uve nere (Corinto Nero, detto anche “minutedda” nel dialetto locale). Il grappolo della Malvasia è mediamente spargolo; acino sferoidale, buccia sottile, giallo dorato; sapore aromatico. L’aromaticità è dovuta alla presenza sia nelle bucce che nel succo degli stessi terpeni tipici dei Moscati.

Come da tradizione le uve Malvasia sono lasciate appassire sulla pianta nel caso di vendemmia tardiva, oppure raccolte a maturazione avanzata con selezione dei grappoli migliori e poste sulle cosiddette “cannizze” (graticci), sulle quali appassiscono lentamente per 10/15 gg, con una particolare quotidiana procedura: le “cannizze” vengono esposte al sole durante le ore soleggiate e riparate in locali areati durante le ore notturne o nei giorni piovosi ed umidi. Quando i grappoli d’uva sono ben asciutti e appassiti si procede al diraspamento ed alla pigiatura. Il mosto è messo in silos di acciaio inox a fermentare.

I vini Colosi prodotti sull’Isola di Salina sono due bianchi Igp Salina, un rosso Igp Salina e due diverse espressioni di Malvasia delle Lipari Dop nella versione naturale e passita.