Martina Caruso, il Signum della seduzione gourmet

Dopo le prime edizioni in Alta Badia, Care’s (la kermesse voluta da Norbert Niederkofler, Giancarlo Morelli e Paolo Ferretti per ragionare di sostenibilità ed etica in cucina) si è trasferita per una scintillante edizione a Salina, piccola isola dotata di una personalità grandissima giunta alla ribalta negli ultimi anni anche grazie anche al talento di Martina Caruso, giovane e luminosa stella Michelin siciliana.

Quello che funziona in maniera perfetta attorno al Signum è una famiglia intera che ha fatto di questo hotel/resort il suo grande atto d’amore per questa terra.

Il Signum è riuscito in pochi anni, grazie al grande lavoro di relazione e di attenzioni continue per i suoi ospiti, a ritagliarsi un posto nel cuore di tanti gourmet sedotti dall’intima magnificenza e innata eleganza delle sue stanze e della sua spettacolare vista sul golfo di Malfa. Stromboli e Panarea salutano da lontano ogni giorno e un tramonto immaginifico regala colori incredibili in mezzo ai due vulcani, che costituiscono l’ossatura pleistocenica dell’isola. Salina è un’isola baciata dagli dei con una vegetazione rigogliosa e un centro enoico e gastronomico straordinari.

Signum, Martina Caruso, chefÈ proprio la capacità di Martina e di Luca (il fratello maître della struttura e direttore di sala del ristorante) a far confluire in tavola e nei bicchieri del Signum l’essenza dell’isola. A fare la differenza il tocco del cugino Raffaele, un barman di alta classe che non sfigurerebbe in una grande hotel metropolitano, mai stanco di viaggiare e portare qui le sue esperienze di bere miscelato.

La stagione 2017 si è da poco aperta con una serie di piatti che risentono delle ultime esperienze sudamericana di Martina, che ha preso dal padre e dalla nonna la passione per il cibo e a cui non è mai mancata la voglia di girare e capire, sperimentare e apprendere sin dai tempi della scuola alberghiera a Cefalù. Il confronto continuo con i colleghi di tutto il mondo è stato reso più difficile per gli ardui e lunghi spostamenti da Salina, ma il recente viaggio in Perù, l’ennesimo di studio che compie ogni inverno da 5 anni a questa parte, le ha portato nuove influenze e spunti che si sono tradotti in piatti ricchi di spessore e storia, ma sempre visti e realizzati con le materie prime siciliane ed eoliane.

L’esordio della nostra esperienza è di quelli ormai classici con il Cannolo di baccalà con germogli di ravanello e le Polpettine di pesce in agro di limone.
Bagna caoda ai ricci di mare (signature dish di Martina) per poi passare alle novità come il Dentice al forno con bieta, dentice crudo con quinoa e “leche de tigre”, una bevanda composta da ingredienti energizzanti come aglio, pepe, sedano e zenzero unito ad una bisque di pesce, frutti di mare e un tocco di peperoncino.

Nelle mani di Martina il “leche” si trasforma in un concentrato di mediterraneo e un seducente invito a godersi la vita in ogni dettaglio. Arrivano in tavola un paio di classici come la Crema di fave con fave fresche, alici impanate fritte, crema di sedano dolce e pesto di menta; e il sontuoso, per cottura ed equilibrio, Spaghetto con guazzetto di mare, aglio, prezzemolo e mollica abbrustolita. Poi un’altra novità con lo Sgombro marinato e pelle croccante, pomodoro, uva passa, spuma di pinoli e finocchietto fritto: un piatto di acuti e acidità ben modulato e reso cremoso e invitante dalla spuma di pinoli e dall’uva passa che gioca di sponda con il vino.

Ultima new entry sulla quale scommettiamo per la prossima stagione è il Bottone di Seppia con seppia cruda, crema piccante al limone e affumicatura al legno d’ulivo e, infine, l’ultimo dei piatti “peruviani” di Martina, il Tonno Ala Lunga Grigliato, Crema di melanzana bruciata e pesto di basilico.

I piatti del Signum farebbero figura e costringerebbero chiunque a parlare di loro in qualsiasi contesto cittadino, dal mare e dai vulcani spenti e attivi della nostra cintura di fuoco, che qui creano un fil rouge incantevole e un cortocircuito di emozioni che vale la pena di provare almeno una volta nella vita. Programmate la vostra permanenza sull’isola sempre qualche giorno in più, per impregnarvi dei suoi profumi, dei suoi colori e della sua gente. Sarà un prezioso regalo che vi porterete a casa e nella cui nostalgia vi perderete volentieri.