Atelier des Grandes Dames, firmato Veuve Clicquot

Audace, determinata, lungimirante e creativa: nel 1805 Barbe-Nicole Ponsardin, vedova Clicquot, a soli 27 anni prende le redini dell’azienda di famiglia fondata nel 1772 dal suocero e riesce a portare il suo prezioso vino in tutto il mondo. Creatrice del primo Champagne Millesimato e della table de remuage (l’attuale pupitre), diventa una delle prime donne d’affari al mondo e passa alla storia come “La Grande Dame della Champagne”, sempre fedele al suo motto: una sola qualità, la migliore.

La sua storia unica e irripetibile rende quasi naturale che sia proprio la Maison Veuve Clicquot a ideare e dare vita a un progetto inedito, mai osato in Italia, dedicato all’imprenditoria femminile nel campo dell’alta ristorazione. “Atelier des Grandes Dames” è il network di talenti femminili della eno-ristorazione che hanno saputo affermare la loro imprenditorialità e il loro stile professionale.

“L’idea nasce dall’esigenza di far emergere la forza del femminile in un contesto molto maschile che si è preso prepotentemente la scena sui media” afferma Francesca Terragni, Direttore Marketing e Comunicazione Moët Hennessy Italia “per dimostrare ciò che la donna può creare quando ha fiducia in se stessa e non teme le sfide”.

La Grande Dame 2006 - Veuve ClicquotIl network intende riunire sotto un’unica effigie imprenditrici che “fanno la differenza”, facendo leva su competenza, talento, coraggio e intraprendenza, i valori della Maison e di Madame Clicquot, che queste donne incarnano al meglio. “Atelier des Grandes Dames” vuole celebrare il talento femminile e ricercare vie e soluzioni perché molti talenti femminili, ancora inespressi, trovino la possibilità di farlo.

Le prime quattro chef protagoniste dell’Atelier sono molto diverse, ma condividono la medesima passione, l’intraprendenza e ovviamente talento e femminilità. Tutte Stelle Michelin, da celebrare e alle quali ispirarsi.
La scelta di queste donne deriva dal loro ricalcare i valori della Maison (e di Madame Clicquot), della quale possono essere ambasciatrici morali: Isa Mazzocchi (Ristorante La Palta a Borgonovo Val Tidone), Aurora Mazzucchelli (Ristorante Marconi a Sasso Marconi), Fabrizia Meroi (Ristorante Laite a Sappada) e Marianna Vitale (Sud Ristorante a Quarto).

D’altronde il progetto della Maison non poteva iniziare che dalle “stelle”, visto che nell’estate 1811 una stella, e precisamente una cometa, segna l’inizio del successo della Veuve Clicquot.
Dopo le annate difficili del 1805, 1808 e 1809, il passaggio di una cometa nei cieli d’Europa determina una vendemmia e un prodotto eccezionale sia in qualità che in quantità. È una cometa straordinaria (oggi chiamata C/1811 F1), con una lunga coda divisa in due rami. Si può scorgere tutte le notti tra aprile e settembre e provoca un’ondata di calore anomalo che molti associano a un’imminente fine del mondo. Possiamo ben intuire, oggi, lo sconcerto che deve aver suscitato all’epoca. Sta di fatto che le vigne di Bouzy traboccano di grappoli succosi e ben maturi.

La giovane vedova Clicquot decide di inserire un disegno stilizzato della cometa ovunque: dai muretti di confine del vigneto ai tappi delle sue bottiglie, come segno di buon auspicio e accorgimento contro la contraffazione. Da quel momento le sue bottiglie vengono identificate come “Vin 1811 de la comète”.

Questo vino, di qualità eccelsa, riscuote un successo strepitoso in tutta Europa. Gli ordini sono massicci e il successo sembra alle porte. Nel 1814, prima ancora dell’abdicazione di Napoleone, Madame Clicquot noleggia una nave, aggira l’embargo decretato dalle potenze coalizzate contro la Francia e rifornisce con diecimila bottiglie la corte degli zar a San Pietroburgo.

Al termine di quella “grande guerra francese” che insanguina l’Europa, Madame Clicquot incrementa sempre più le spedizioni in Russia, che raggiungono le 280.000 bottiglie nel 1821. La storica ufficiale della Maison, Fabienne Moreau, sottolinea nel libro “Vita effervescente di Madame Clicquot” che nel 1815 in occasione del Congresso di Vienna fu servito lo Champagne Veuve Clicquot, e verosimilmente – poiché l’annata 1812 non fu granché – si trattava ancora del “Vino della Cometa”.

All’inizio del 1816 il suo vino è richiesto ovunque. Madame Clicquot si occupa personalmente delle cantine, desiderosa di raggiungere la perfezione. Per ottenerla, nel 1816, dopo anni di esperimenti con i suoi mobili di casa, inventa la table de remuage: alcuni ripiani di legno scavati e inclinati reggono le bottiglie contenenti il vino di seconda fermentazione che deve invecchiare almeno un anno per formare le bollicine di anidride carbonica. Ogni giorno le bottiglie sono ruotate manualmente di un quarto di giro per staccare i sedimenti dal vetro e farli scendere sul tappo, poi sostituito. È la méthode champenoise grazie alla quale il vino resta chiaro e limpido, tecnica ancora oggi utilizzata da tutti i produttori di Champagne.

Un’altra tecnica registrata per la prima volta da Madame Clicquot e poi imitata in tutta la regione è l’assemblaggio di vini rossi e bianchi per creare uno Champagne Rosé, un procedimento da lei messo a punto nel 1818.

I vini di Madame Clicquot diventano simbolo di lusso e di piacere. È grazie alla sua audacia, alle sue intuizioni, alla sua determinazione e al suo spirito imprenditoriale ante litteram, che Madame Barbe-Nicole Clicquot Ponsardin è riconosciuta nel mondo intero come La Grande Dame de la Champagne, intesa sia come regione che come vino. Alle lucenti stelle della ristorazione femminile italiana il compito di celebrare e preservare in futuro il suo esempio.