Piede Franco “Le Ghiarelle”: il vino delle origini di Poderi Fiorini

Scoperta nel modenese una vigna di Lambrusco Grasparossa a Piede Franco del 1932. “Le Ghiarelle” di Poderi Fiorini, è stato degustato insieme ad altri 6 vini italiani pre filossera.

Presentato lunedì 9 ottobre, a Savignano sul Panaro (Mo), il Lambrusco Grasparossa “Le Ghiarelle” di Poderi Fiorini, un vitigno a Piede Franco, impiantato dalla famiglia Plessi nel lontano 1932, su un podere di duemila metri di terreno ghiaioso, in località Garofano, sul letto del fiume Panaro. Un tassello importante che arricchisce la pur ricca viticoltura modenese e ci consente uno straordinario tuffo nel passato, nei profumi e negli aromi di un vino ottenuto dal vitigno più antico del mondo.

La presentazione, organizzata nell’azienda vitivinicola di famiglia da Alberto e Cristina Fiorini di Poderi Fiorini, è stata guidata dal giornalista eno gastronomico Giorgio Melandri, con la partecipazione di Fabio Giavedoni, curatore della Guida Slow Food Wine, e di Carlo Pietrasanta, Presidente nazionale Movimento Turismo del Vino, insieme alla Signora Simona Plessi, erede della storica famiglia vignolese, proprietaria del vigneto. Alla degustazione sono stati abbinati altri sei vini italiani a Piede Franco, in un tour enoico della Penisola, che ha reso l’evento unico.

In degustazione: il Rossese di Dolceacqua Ka Mancinè (Soldano-Imperia); il Cave Mont Blanc, Priè Blanc (Morgex – Aosta); il Carignano dell’isola di Sant’Antioco, Sardus Pater (Carbonia-Iglesias); “I Dolomitici” (Mezzolombardo-Trento); il Piede Franco de “I custodi delle vigne dell’Etna” (Castiglione di Sicilia-Catania) e quello di Cappellano (Serralunga d’Alba-Cuneo). Vini che hanno superato indenni la filossera, terribile malattia della vite che imperversò in Europa tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, un infido parassita che fece terra bruciata anche in Italia, portando l’apparato radicale delle viti alla marcescenza e alla completa distruzione in soli 4-5 anni.

La filossera, causa di un autentico terremoto nell’universo vino, verrà sconfitta, come sappiamo, solamente grazie agli innesti con la vite americana, dando vita a una profonda rivoluzione, mutando però i connotati organolettici e il gusto del vino, da come era in origine. L’Italia è punteggiata di pochi rarissimi vitigni a Piede Franco (se ne contano circa una ventina in tutta la Penisola), rimasti indenni dalla piaga della fillossera vastatrix, il piccolo e feroce parassita, che non diede scampo ai vigneti europei, nati in terreni calcareo gessosi o argillosi, ma che non riusciva ad attecchire nelle viti cresciute su suoli sabbiosi, ghiaiosi, o naturalmente isolati.

Alberto e Cristina Fiorini

L’opera di recupero dell’antico vitigno modenese è stata fortemente voluta da Alberto e Cristina Fiorini, della Poderi Fiorini, che hanno affittato il podere dei Plessi, ne hanno curato la rinascita, la vendemmia, la vinificazione e la messa in bottiglia. Una cantina di famiglia posta sulle verdi colline di Savignano, dove ha sede l’antica Torre dei Nanni, storico edificio di avvistamento, appartenuto al Tassoni e al Muratori, che sovrasta la cantina di nuova concezione, incassata nella collina.

I Fiorini, da oltre cento anni, sono impegnati con passione nella valorizzazione attenta, etica e responsabile, dei vitigni classici del territorio modenese, prima nella storica sede di Ganaceto, e oggi in quella innovativa di Savignano sul Panaro, dove si producono Lambrusco e Pignoletto, essenza stessa del territorio, espressione di una viticoltura antica. Vini icona di una millenaria tradizione, da preservare e trasmettere alle nuove generazioni, elemento trainante di una buona agricoltura, che rispetta il territorio e l’ambiente e nel bicchiere diventa racconto, condivisione, piacevolezza.

 

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