Lanson, il grande ambasciatore della Champagne

“Faccio champagne per me stesso e quelli che non riesco a bere… li vendo”. Victor Lanson

Lanson è una delle più antiche Case di Champagne, fondata da François Delamotte.

Nei primi anni dell’Ottocento Jean-Baptiste Lanson, amico e socio dei Delamotte, prende totalmente in carico l’azienda ribattezzandola con il nome J.B. Lanson (poi nel tempo restò solo Lanson). Nel 1900 diventa fornitore ufficiale della Corte d’Inghilterra (lo è tuttora), poco più tardi di quella del Principato di Monaco (rapporto che prosegue fino al 2004).

Ma è con Victor Lanson, che prende le redini dell’azienda nel 1928, che si faranno dei progressi illuminanti. Soprannominato “il grande ambasciatore della Champagne”, Victor fa una serie di scelte innovative: è il primo nel 1930 a impiegare il Pinot Noir dell’Aube, nel 1937 focalizza le vendite della maison sul brut sans année e lo ribattezza Black Label.
Non solo, nel 1959 decide, primo in tutta la Champagne, di passare all’acciaio per la vinificazione. Nello stesso anno lancia il millesimato Gold Label e l’anno successivo crea la Rosé Label (fu uno fra i primi).

Uno dei suoi punti forti fu quello di continuare la tradizione producendo i propri champagne senza fermentazione malolattica. Certamente, una delle sue maggiori fortune era quella di possedere i migliori vigneti, quelli meglio esposti al sole più intenso.

Le vicissitudini della casa vinicola hanno portato purtroppo alla perdita di quasi tutto il patrimonio vitato. Infatti LVMH acquista la maison nel 2006 e dopo appena 175 giorni la rivende a Philippe Baijot, co-presidente del Gruppo BCC insieme a Bruno Paillard, senza i vigneti. Grazie agli ottimi rapporti con i vigneron, a un’indiscutibile abilità personale e a uno staff di prim’ordine capitanato dallo storico chef de cave Jean-Paul Gandon, Monsieur Baijot riesce non solo a superare brillantemente “l’handicap” di partenza, ma a riportare nel giro di soli dieci anni la maison su livelli di eccellenza assoluta, come hanno dimostrato anche i nostri assaggi.

Jean-Paul Gandon è un altro uomo chiave per il successo di questa casa vinicola. Inizia a lavorare nel 1972 per Lanson, ne diventa chef de cave per oltre venticinque anni e prosegue lo stile Lanson, evitando la malolattica in tutte le etichette: “non facciamo la malolattica e non la faremo mai, per favorire l’espressività del frutto, del corpo, dell’energia”.
Gandon costruisce uno stock di vin de réserve che oggi ammonta a oltre trentamila ettolitri e impone una maturazione minima sui lieviti di tre anni (per il sans année, mentre per le altre etichette si arriva anche a dodici anni).

Hervé Dantan (ex Mailly Grand Cru) che gli è subentrato dopo qualche anno di affiancamento, prosegue la sua opera, restando guardiano dello stile Lanson. Uno stile che si può riassumere in alcuni punti fondamentali: una dominanza di Pinot Nero come principale varietà di uva presente nel blend, privilegiando le caratteristiche di corpo ed intensità. Un minimo del trenta per cento è riservato allo Chardonnay per dare equilibrio tra corpo e finezza. Il cinquanta per cento delle uve proviene da Grands e da Premiers Crus. Lo Champagne viene composto in media dal trenta per cento dei vin de réserve di almeno dieci millesimi differenti.

Tra gli assaggi il Black Label, cuvée simbolo della maison (rappresenta il settanta per cento della produzione), che mostra note di crosta di pane, agrumi, miele, una leggera speziatura invitante. Il sorso è spinto dall’acidità ma è ben equilibrato, scende in profondità e chiude con una lunga, sapida persistenza.

La Rosé Label all’olfatto richiama aromi di petali di rosa, di bacche rosse, di frutti di bosco. Intenso l’attacco fruttato, prosegue dinamico in un centro bocca dai toni agrumati e si slancia in un finale luminoso.

Con la Gold Label 2008 e i suoi sei anni sui lieviti si percepisce, dopo averne annusato le note di frutta candita, di tiglio, di miele, l’energia sferzante, la carica della materia, la grande stoffa. Di una droiture monumentale, saprà regalarci altre emozioni nel tempo.

L’Extra Age Brut proviene dal matrimonio di tre annate: 2002, 2004 e 2005. Il ventaglio olfattivo si espande su note di pasticceria, frutta secca, spezie dolci, miele. L’attacco è pieno, avvolgente per poi svilupparsi in vibrante acidità, sostenuta da una materia imponente che spinge un corpo dalle sfumature agrumate e gessose.

L’Extra Age Blanc de Blancs assembla tre millesimi: 2000, 2002 e 2004 ed è gioia pura per il palato. Un grande vino. Si apre su note di miele, frutta secca, gesso, biancospino per poi espandersi in bocca in ampiezza e profondità, il passo è incalzante, sfodera una grinta avvincente fino al finale di spessore, infinito.

Fiori di campo, nocciola, cannella e miele nello spettro olfattivo della Noble Cuvée Brut 2002, capace di grande tensione nonostante la morbida rotondità.

Si chiude una memorabile degustazione con il Gold Label Vintage Collection 2002, dall’accattivante evoluzione al naso che rapisce i sensi, mentre il sorso scorre vivace e corroborante.