Caiarossa, lo Chateaux di una Toscana “segreta”

Lontana dalle rotte più celebrate, è una Toscana quasi appartata, quella della Val di Cecina, in cui basta allontanarsi di poco dalla costa tirrenica e ci si trova immersi nella natura e nel silenzio. Sono luoghi dove è altrettanto facile incrociare sia appassionati naturalisti sia viaggiatori gourmet. La strada che risale verso l’interno, e che ha la sua destinazione più nota nell’etrusca città di Volterra, è d’altra parte circondata da riserve naturali, corsi d’acqua, pareti di roccia da scalare, gallerie di miniere abbandonate da percorrere. E poi tutto quello che fa tanto Toscana: colline, cipressi, boschi, mare. E vigne.

Eric Albada Jelgersma e Alexander van Beek

Ma le vigne non sempre parlano toscano. Caiarossa, proprietà che l’imprenditore olandese Eric Albada Jelgersma ha acquistato nel 2004, è un caleidoscopio di vitigni ai quali è stata affidato il compito di interpretare questa terra. C’è il Sangiovese naturalmente e poi Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah e Alicante per le varietà in rosso; Chardonnay, Viognier e Petit Manseng per le varietà in bianco.

A Caiarossa la cultura enologica è di chiara ispirazione francese, non potrebbe essere diversamente visto che a Eric Albada Jelgersma fanno capo anche due Grands Crus Classés in Margaux: Château Giscours e Château du Tertre. Ma l’impronta territoriale è forte in Val di Cecina grazie al carattere e alla grande varietà di suoli, una varietà che trova un suo comune denominatore in quella “ghiaia rossa” che dà il nome all’azienda e dona a tutti i suoi vini eleganza e finezza.

 

Caiarossa, il lusso senza clamore

Siamo nella parte più meridionale della provincia di Pisa e il comune di riferimento è Riparbella, un piccolo paese di origine medievale che si sviluppa a cavallo della strada principale in senso longitudinale, lungo le pendici meridionali del Poggio di Nocola, quasi 600 metri di altitudine.

Il mare è vicino, neanche dieci chilometri lo separano da Caiarossa, ma scompare ben presto alla vista nascosto com’è dalla fitta vegetazione di lecci, querce, sughere, corbezzoli. Poi il panorama si apre, da un lato con la sua facciata rosso intenso si staglia la cantina tra i vigneti e poco distante la villa padronale dalle austere forme toscane; dall’altro ricompare una fetta di Tirreno e all’orizzonte si possono vedere le sagome dell’Elba e di Capraia. Nell’aria si avvertono note salmastre che il mare diffonde, come pure i profumi della macchia mediterranea che quasi “assedia” le vigne.

È un lusso senza clamori quello che vive Caiarossa, immersa com’è in quella natura che a volte sembra incontaminata, a volte manifesta il delicato intervento dell’uomo.

 

Il mosaico di vitigni

La proprietà interessa oggi 70 ettari, frazione di un antico possedimento della famiglia della Gherardesca (che in questi territori ha dominato per secoli) a lungo conosciuta come Podere Serra all’Olio, che nel toponimo ricorda come questa zona sia conosciuta da tempo per la qualità del suo extravergine. I boschi occupano gran parte della proprietà e si spingono fino alla cantina, ai cui piedi si distende per 16 ettari una prima parte dei vigneti, impiantati dopo un’accurata analisi dei terreni nel 1998 e poi nel 2008. Il risultato dei tanti carotaggi fu che si trattava di terreni anche molto eterogenei tra di loro, in prevalenza argillo-calcarei alle quote più basse (150 – 200 metri slm) e ricchi di macigno frammisto a sabbia ferrosa a quelle più alte. Seguendo questa mappa dei suoli sono state individuate 23 diverse particelle, da destinare alla rosa di vitigni che meglio avrebbero potuto interpretarle. Altri 15 ettari di vigneto sono stati poi impiantati tra il 2012 ed il 2013, a pochi chilometro di distanza dalla sede aziendale, sul versante sud di una collina con il profilo di un “vulcano”, Il Poggio di Nocola, spunto di tante leggende affascinanti. Le analisi sui terreni hanno mostrato un terreno misto con presenza di scisto e roccia marnosa, con parti di sedimento colluviale marnoso e vulcanico, a sua volta suddiviso in 20 particelle. Data la ripida pendenza e la particolarità territoriale la densità è di circa 6600 piante ad ettaro rispetto alle 9800 dell’impianto precedente.

L’uva più presente (oltre 6 ettari) è il Cabernet Franc, che grazie all’esposizione e alla situazione climatica dell’azienda riesce sempre a raggiungere la perfetta maturazione. E poi Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese, Petit Verdot e Alicante per le uve a bacca rossa. Poco più di 2 ettari sono infine destinati a uve bianche, Viognier in primis e poi Chardonnay e Petit Manseng.

E se è vero che da decenni la Toscana si è aperta e ha guardato con grande interesse alle uve non autoctone non può che sorprendere la diversità di Caiarossa con il suo multiforme vivaio di vitigni francesi che rispondono a scelte al tempo stesso agronomiche e culturali.

A Caiarossa è evidente che la cultura enologica guarda oltralpe e non potrebbe essere diversamente con un proprietario (Eric Albada Jelgersma) ed un direttore generale (Alexander Van Beek) che hanno il fulcro delle loro attenzioni nei due châteaux bordolesi. Mentre in azienda dal 2006 al 2017 a scegliere e sovrintendere c’è il francese Dominique Génot, direttore ed enologo. Nel 2014 ad affiancarlo arriva come direttore tecnico ed enologo, Julian Reneaud, un nome già conosciuto in azienda avendo svolto a Caiarossa un periodo di stage nel 2011. Dopo gli studi nell’Università di Toulouse matura esperienze importanti in Champagne e in alcune prestigiose cantine oltreoceano fra cui Opus One.

Cultura francese al 100% quindi ma anche l’indiscussa vocazione di Riparbella ad esprimersi a livelli importanti proprio con i vitigni non autoctoni, che trovano nei suoli e nel clima di questa terra i compagni ideali. Un clima che sa interpretare alla perfezione il Sangiovese ma sembra disegnato anche per vitigni come Cabernet Franc e Syrah, ad esempio, le cui uve possono maturare senza rischio di perdere in eleganza nonostante la lunga, calda luminosità delle giornate che il mare amplifica. E poi i terreni: sono suoli ricchi in magnesio quelli di Riparbella che non inibiscono la componente acida delle uve, garantendo così ai vini freschezza ed eleganza.

Per le uve bianche la scelta di Caiarossa ha guardato alla valle del Rodano settentrionale con il Viognier, e al Jurançon nel sud ovest della Francia con il Petit Manseng; per quanto riguarda lo Chardonnay è difficile identificarlo con un’area geografica precisa vista la sua diffusione planetaria, anche se la Borgogna continua ad essere la sua culla più raffinata.

E poi non si può dimenticare che la Val di Cecina è tutto sommato un territorio abbastanza nuovo per la produzione di vini importanti e come tutte le nuove frontiere si può permettere quelle “libertà ampelografiche” meno amate nei territori di lunga tradizione viticola.

Come dice Dominique GénotLe regioni dalla forte tradizione viticola sono legate a regole di produzione molto rigide, rimane pochissimo spazio per sperimentare e creare qualcosa di nuovo, di diverso. Sulla costa toscana invece la viticoltura di eccellenza ha una storia tutto sommato recente e se un’azienda desidera percorrere una sua strada deve semplicemente produrre vini Igt, che permettono di esprimersi con grande libertà. Dal mio punto di visto questa libertà è la grande opportunità del nostro territorio perché qui oggi si crea quello che diventerà tradizione fra decine di anni”.

Sotto il profilo agronomico sono scelte in gran parte omogenee quelle che regolano le vigne di Caiarossa, a cominciare dal’elevata densità di piantagione, oltre 9.000 piante ad ettaro, che sui loro cordoni speronati producono tra i 40 ed i 45 quintali di uva ad ettaro.

Pretendono un grande lavoro in vigna densità così alte ma del resto la scelta di affidarsi alla conduzione biodinamica esige di per sé un impegno forte ed una presenza costante. La scelta filosofica di creare un rapporto armonico tra terra, vite ed uomo impone nella pratica quotidiana di intervenire tra i filari per gestire l’inerbimento con miscele di sementi biologiche e ricorrere a trattamenti a basso dosaggio di rame e zolfo con degli estratti di varie piante o di alghe per difendere le viti dai patogeni. E poi passare con il compost biodinamico preparato in azienda tra un filare e l’altro e osservare il calendario lunare per le operazioni colturali. Tutto rispettando le linee guida di Demeter, l’associazione tra produttori biodinamici che ha come missione quella di consentire all’agricoltore di “assurgere al ruolo di creatore, conservatore e curatore della vita dei nostri campi, delle nostre valli e pianure, delle nostre acque e di tutti i viventi che ivi si trovano o passano”.

 

La cantina dei colori

In quel gioco di colori che è Caiarossa, il blu del mare, il rosso della cantina, il verde delle vigne che all’arrivo dell’autunno mostrano il loro dna con tutte le tonalità che i vari vitigni rivelano, dal giallo al rosso, ecco un’altra sorpresa appena varcata la sede aziendale: all’interno è il giallo il colore dominante, un giallo denso che in zona vinificazione corre su tutte le superfici delle vasche in cemento e comunica un senso di energia vitale.

Si tratta di un doppio volume che al piano superiore, a forma di grande ballatoio, funziona da locale di arrivo delle uve, cernita e diraspatura degli acini che poi per forza di gravità vengono trasferiti al livello inferiore dove in serbatoi di varie dimensioni iniziano la fase della vinificazione, separata per vitigno e particella.

La cantina è costruita proprio in funzione di come si svolge la vendemmia, dice Dominique Génot: “Per me è priorità assoluta far raggiungere all’uva la maturità fenolica, per questo organizzo la vendemmia particella per particella, varietà per varietà. Ogni varietà viene vinificata separatamente e questo richiede la disponibilità in cantina di un gran numero di vasi, anche di piccole dimensioni. Altro passaggio importante in fase di vinificazione sono i lunghi tempi di macerazione, che consentono di ottenere dei vini che hanno volume anche se la loro struttura non è enorme”.

In vinificazione la luce naturale è assicurata per tutto l’arco del giorno da grandi finestre alla sommità della cantina: non si tratta solo di una scelta di buon senso ma della volontà progettuale di applicare i criteri dell’architettura geobiologica che ha i suoi riferimenti imprescindibili in criteri che possono generare energie positive. E quindi luce naturale ma anche forme, colori, materiali. Quando poi si scende nella cantina di maturazione al piano inferiore l’aspetto filosofico trova nuove implicazioni: per non disperdere l’energia del sottosuolo una sonda, di cui affiora una punta nel centro della stanza, è conficcata nella terra per metri e metri, un carotaggio questa volta alla ricerca della forza vitale della terra. Sotto il profilo enologico, invece, la temperatura controllata e il livello di umidità sempre monitorato accompagnano la lunga maturazione dei vini nei legni, barriques, tonneaux ed anche botti di piccole dimensioni. Qua la microssigenazione, assicurata dalla traspirazione delle doghe, consente ai vini di evolversi con calma sotto l’occhio delle geometrie ispirate dalla disciplina orientale del Feng Shui.

Perché è proprio un modo diverso di guardare al mondo, del vino e oltre, quello che anima l’azienda. “I vini di Caiarossa” dice Alexander van Beek, direttore generale “non sono destinati solo agli appassionati di vino ma a tutti coloro che nella vita ricercano la bellezza. A uomini e donne che sono affascinati da ciò che è unico, sia esso un bicchiere di vino, un oggetto d’arte o la vetta incontaminata di una montagna. Quello che Eric Albada Jelgersma vuole offrire nel bicchiere è il lusso di Madre Natura, che l‘uomo ha contribuito a produrre”.

 

Un Dioniso per sei etichette

Come si può capire sono vini assolutamente non omologati quelli che nascono dal mosaico di vitigni di Caiarossa, quattro vini rossi e due bianchi che si presentano tutti sotto lo sguardo di Dioniso. Nelle etichette di Caiarossa, infatti, appare il profilo del dio greco che ben conoscevano gli Etruschi, che di queste terre toscane furono signori. Un’antica testa di fattura etrusca risalente al IV secolo a.c., rinvenuta nei pressi di Volterra e oggi di proprietà di Eric Albada Jelgersma, ha ispirato le etichette dell’azienda. E Dioniso, con il suo sguardo profondo e l’autorevolezza della sua sapienza in materia, sembra dare un significato quasi metafisico a quanto Caiarossa propone nelle sue bottiglie.

Il vino che rappresenta in modo più completo la terra di Caiarossa porta il nome dell’azienda ed è una personalissima espressione delle sue migliori uve: Caiarossa è un blend che si avvale di Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Syrah, Sangiovese, Petit Verdot e Alicante, in percentuali che cambiano a seconda dell’andamento stagionale per rendere più solida l’architettura del vino, più equilibrata ed elegante la trama del suo corpo. La vendemmia si protrae per oltre un mese per portare in cantina uve perfettamente mature che dopo una doppia selezione sul tavolo di cernita iniziano il loro percorso di cantina, con macerazione prefermentativa di due/quattro giorni, fermentazione in vasche di legno o cemento senza lieviti selezionati con follature e rimontaggi, macerazione sulle bucce dai 20 ai 30 giorni a seconda della varietà. La maturazione del vino è affidata a barriques e tonneaux (per un 30% legno nuovo, per la parte restante al secondo o terzo passaggio) per circa 18 mesi, ne seguono altri 6 in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento. Mediamente vengono prodotte ogni anno tra le 35 e le 45mila bottiglie bordolesi.

In una ipotetica piramide aziendale si colloca poco sotto il vertice Aria di Caiarossa, prima annata di produzione il 2011, frutto di un assemblaggio che prevede in percentuali decrescenti Cabernet Franc, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon. Sono vigne relativamente giovani e impiantate su terreni che trasmettono caratteri più immediati ai vini quelle destinate ad Aria di Caiarossa. Prevale quindi il frutto rosso fresco, il bouquet è balsamico e la struttura è indirizzata verso una più facile lettura della trama, una godibilità più diretta. La vinificazione prevede 15 – 20 giorni di macerazione sulle bucce, la fermentazione in tini da 50 ettolitri con rimontaggi e follature ripetute, maturazione per 12 / 14 mesi in barriques nuove per il 10% e tonneaux già utilizzati, quindi altri 10 mesi in vasche e botti da 25 ettolitri prima dell’imbottigliamento. Prima annata di produzione: 14.000 bottiglie

È in buona parte Sangiovese (tra l’80 ed il 90%) assieme a Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot a comporre il blend di Pergolaia, vino che facilmente si potrebbe definire il più toscano della scuderia di Caiarossa non foss’altro per la presenza del più autoctono dei vitigni. In realtà quello che distingue Pergolaia è la sua struttura rotonda e vellutata e la freschezza che lo accompagna, ricercate nel corso di una vinificazione che prevede 15 – 25 giorni di macerazione sulle bucce in tini da 50 a 80 ettolitri e ripetuti rimontaggi o rottura manuale del cappello. Pergolaia, a malolattica conclusa, matura per una dozzina di mesi in tonneaux già utilizzati e quasi altrettanti ne trascorre in vasche di cemento da 25 ettolitri. Circa 35.000 sono le bottiglie prodotte ogni anno.

Per la categoria dei rossi nasce con l’annata 2009 Essenzia, nuova etichetta nella gamma dell’azienda ma soprattutto vino con un ruolo e un percorso del tutto autonomo che vuole “raccontare” la vendemmia solo in annate particolari celebrando, nella sua essenza, l’espressione più intensa dell’azienda. Si tratta di un racconto complesso, per questo Essenzia è prodotto solo nella annate più significative e di volta in volta può cambiare blend privilegiando le uve che al momento della vendemmia hanno dimostrato un carattere distintivo e permesso di realizzare un vino all’insegna della finezza, della precisione dei profumi, dell’equilibrio della struttura. In un certo senso Essenzia è un vino fuori gamma, una testimonianza di cosa è Caiarossa, una collezione speciale di qualche centinaio di bottiglie, solo 500 per il 2009, 75% Syrah e 25% Alicante.

E poi i due vini bianchi: due blend diversi, stessa denominazione Igt e un filo conduttore che al naso si esprime con rara intensità aromatica, nel corpo trova struttura e suadenza. Nasce per circa due terzi da Viognier e la parte restante da Chardonnay Caiarossa Bianco, un vino seducente che fa convivere ricchezza gustativa con un’intensa armonia. La resa delle uve è davvero irrisoria, circa 35 quintali ad ettaro, i grappoli ancora interi vengono pressati e la fermentazione alcolica si svolge per 3 mesi circa principalmente in legno. Seguono 9 mesi di maturazione in barrique e tonneaux e quindi l’imbottigliamento che prevede 2.000, 2.500 bottiglie all’anno.

È frutto di vendemmia tardiva il secondo bianco dell’azienda, il suo nome Oro di Caiarossa è allusione esplicita al colore giallo oro luminoso che brilla nel bicchiere e fa presagire la sua dolcezza avvolgente, di rara persistenza. Ma si tratta di una dolcezza contenuta, bilanciata dall’acidità, non priva di grande freschezza. I grappoli, una volta raccolti, solitamente alla fine di ottobre, vengono pressati interi e il loro succo fermenta in barriques nuove. Sono sempre barriques ad accogliere Oro di Caiarossa per la sua maturazione, che si protrae per circa 14 mesi prima di essere messo in bottiglia. Prodotto davvero di nicchia: ogni anno circa mille bottiglie da 0.5 litri.

Ha il colore ambrato tipico di una lunga permanenza in legno, la Grappa di Caiarossa, frutto della distillazione delle vinacce del vino ammiraglia dell’azienda. Via via che le vasche vengono svinate le bucce delle sette diverse uve rosse sono trasferite in altre vasche tenute al riparo dall’ossigeno per garantirne il perfetto mantenimento. È poi la volta della distillazione, affidata alla competenza di Nannoni, maestro distillatore grossetano che utilizza il metodo tradizionale del taglio manuale di testa e coda. Una volta distillata la grappa trascorre 22 mesi in barriques già utilizzate per la produzione di Oro di Caiarossa: il legno oltre al colore dona alla grappa un bouquet intenso e un gusto armonioso e morbido. Della prima annata di produzione, vendemmia 2008, sono state confezionate 1.600 bottiglie.