La Poja, il sogno ribelle di Allegrini

C’è un’azienda iconica, che oltre ad essere storica si è impegnata da sempre non solo nella promozione della Valpolicella dal punto di vista vinicolo ma del Veneto e dell’Italia tutta come eccellenza italiana. È Allegrini, un’azienda di proprietà familiare che vanta alcuni dei più spettacolari vigneti della Valpolicella, tra cui i celebri la Poja e la Grola che danno vita a due vini omonimi dal carattere spiccato.

Vigneto La Poja

Marilisa Allegrini è la first lady dell’Amarone nel mondo, che ha anche recentemente avuto l’onore di comparire anche sulla copertina di Wine Spectator, una donna dall’energia sorprendente che insieme al fratello enologo Franco, ha portato Allegrini ad essere un’azienda rinomata e protagonista del vino italiano. Una donna pragmatica, acuta osservatrice del mondo che la circonda, con un istintivo fiuto per lo sviluppo del business, un’attitudine che ha portato Allegrini dal Veneto in Toscana, prima a Bolgheri, e infine a San Polo, nel regno del Brunello di Montalcino.

Ma è nella Valpolicella che Allegrini conferma le sue radici, con una storia all’insegna dell’innovazione e dell’eccellenza, che prende forma sin da quando alla fine degli anni ’70 Giovanni Allegrini corona il suo sogno di sempre comprando a Sant’Ambrogio di Valpolicella il prestigioso podere la Grola una collina alla cui sommità si trova un vigneto eccezionale di 2,65 ettari, La Poja.

È su queste terre argillo-calcaree ricche di scheletro che Allegrini sperimenta i sesti di impianto a Guyot di Corvina Gentile con 4.240 ceppi ettaro, una scelta rivoluzionaria per il 1979, ma che sorprende da subito per il suo carattere. Un’intuizione che porta Giovanni Allegrini alla scelta di creare un vino da monovitigno e di slegarsi dalle tradizioni della Valpolicella, con l’appassimento e il ripasso, dando vita ad un vino straordinario, pulsante, radioso e territoriale.

La Poja è un vino di grande valore per la famiglia Allegrini, perché è un simbolo, come dice Marilisa in occasione della straordinaria degustazione organizzata in occasione dello scorso Vinitaly: «Quando mio padre acquistò questa vigna, aveva un sogno che voleva realizzare, ma non poté assaggiare la prima annata de La Poja del 1983 perché scomparve improvvisamente. Ma lui ci ha dato l’esempio, tracciando la strada da seguire, alla ricerca costante del miglioramento, una ricerca che non finisce mai, nemmeno quando si raggiunge un’elevata qualità».

E la verticale di 10 annate tra il 1995 e il 2010 dimostra che nonostante le evoluzioni climatiche, nonostante la variabilità delle annate, la coerenza verso i propri sogni e la cura e il rispetto per uve dal potenziale eccellente, porta a raggiungere risultati che tracciano un solco indelebile nella storia del vino.

2010

Annata notevole e promettente fino a luglio agosto con buone escursioni termiche con un settembre a seguire complicato da piogge che hanno portato ad un frutto più fine ed elegante che corposo e potente. Il vino ha espressione aristocratica e signorile, in cui la frutta emerge potente ma non esuberante, tra more di rovo, cassis e ribes scuro con tocchi di liquirizia, bocca che mantiene insieme rigore e sapidità, con una vena di freschezza a chiudere un bel cerchio di eleganza.

2009

Annata anticipata con tanto sole e grande maturità delle uve dopo un’estate avara di precipitazioni. Vendemmia con buone condizioni senza piogge e un’ottima escursione giorno notte, foriera di grandi profumi. Scarsa la quantità per le condizioni di siccità estiva ma qualità eccellente come dimostra l’assaggio preceduto da un olfatto pieno e ricco di rimandi speziati e fruttati nel rosso di fragola, mirtilli e lampone. Tannino fine e pulsante con un’agilità insospettabile viste le premesse, lunghezza impressionante per un vino che apre leggiadro e conquista sorso dopo sorso.

2008

Annata molto contrastata con un inizio piovoso e un’estate più fresca della media. Un bel settembre soleggiato ha portato le uve a maturità perfetta grazie al surplus di ore di luce. Il naso è abbastanza austero, con un elemento fruttato dai rimandi di marasca e susine in confettura, pennellate di cuoio, pepe e incenso, bocca abbastanza composta con qualche ruvidità nel tannino, che asciuga leggermente il finale.

2006

Un’annata classica con estate calda ma senza troppe ondate di calore. Maturazione delle uve graduale e precisa e vendemmia settembrina nelle condizioni ideali. Un vino nato sotto una buona stella, che al naso si presenta in tutta la sua complessità ed eleganza: note balsamiche e speziate intriganti, mirtillo e frutta di bosco scura, raffinate sfumature di cardamomo, timo, macchia mediterranea. Il sorso è vellutato dal tannino profondo, ricco e sfaccettato con un’energia elegante in cui si notano bene sapidità e brillantezza di materia.

2005

Una delle poche annate fresche dell’ultimo decennio con primavera fresca seguita da un caldo anomalo in maggio e giugno cui hanno fatto curiosamente seguito luglio agosto settembre piovosi e miti. Gli aromi sono coerentemente fini freschi e delicati, con minor intensità di frutto rosso e nero rispetto ad altre annate, e caratteri più erbacei pur con spezia e balsamicità. Bocca abbastanza nervosa nel tannino e insolita nella progressione ma con un fascino imprevedibile.

2004

Piogge a primavera ed estate regolare con un periodo di maturazione molto lungo salutato con entusiasmo dopo due annate difficili come 2002 e 2003. Grande maturità di frutto rosso e nero al naso con note di lamponi duroni e mirtilli impreziositi da note di sandalo, menta e anice. Bocca sorprendente per giovinezza e dinamismo per un vino che ha ancora molto da dire in prospettiva.

2001

Una delle migliori annate degli ultimi anni con poco pioggia in inverno, primavera mite ed estate calda però con le giuste precipitazioni ad evitare stress idrici. Il risultato oggi è un vino maturo ma ancora freschissimo ricco di rimandi a frutta di bosco, erbe aromatiche, origano, anice, finocchio, lavanda. Il sorso è succoso, brillante e vellutato, ricco e ancora molto materico, senza eccessi di opulenza e con tanta eleganza di tannino che accompagna la precisione di frutto.

2000

Il nuovo millennio ha salutato tutti con un caldo superiore alla media e poca pioggia salvate da un settembre molto mite e positivo per la vendemmia. Il frutto appare molto maturo con qualche traccia di stanchezza che fa prevalere le componenti eteree e speziate con tostatura di caffè e cacao a completare un naso intenso. Il sorso sorprende e insieme al corpo generoso nel frutto ha una vitale avvolgenza generosa del palato, con tannino fine e cremoso, dall’intrigante dinamica che bilancia acidità e dolcezza.

1997

L’annata salutata come “del secolo” per tante regioni italiane del vino, in Valpolicella è stata un’annata mite in inverno e in primavera per poi esplodere in una estate calda e secca con ottime escursioni termiche e settembre dall’andamento ideale e progressivo. Oggi si presenta con un intenso profilo caldo e complesso ma con una giovinezza viva pur nella ricchezza dell’annata: frutta di bosco croccante e in confettura, note tostate, spezie ed erbe di sottobosco, per un sorso armonico e sapido con tannino a trame fitte gestito da una freschezza che gli regala uno stato di forma invidiabile.

1995

Forse la vera annata del secolo (scorso) per la Valpolicella, caratterizzata da una primavera fresca e piovosa seguita da un’estate con poche precipitazioni e tempo stabile che si protrasse fino alla vendemmia. I molti anni di invecchiamento non hanno scalfito questo vino emozionante che mantiene ancora una sorprendente maturità di frutto, seppur nelle note più scure del tamarindo e della giuggiola sotto spirito, con ricchi elementi speziati ed erbe officinali dal finale quasi resinoso di ambra e tabacchi pregiati.