Un dîner enchanté con Nicolas Feuillatte

Probabilmente esistono molti modi per comunicare quel delicato equilibrio in cui alberga il concetto di Champagne, ovvero quella sorta di limbo tra nobiltà e semplicità, esclusività e popolarità, in cui si materializza l’immagine delle bollicine più famose al mondo.

Di solito si prende come sfondo Parigi e la sua luminosa iridescenza, oppure i simboli della Champagne stessa, ovvero le vigne, le crayères, la storia millenaria di un terroir unico, e soprattutto Reims, la cui gotica iconografia porta alla mente Re e incoronazioni, che tradotto significa il luogo in cui si decreta l’assoluto.

A volte però è necessario scegliere location diverse e confesso che quello che Nicolas Feuillatte ha voluto per una serata di presentazione delle sue etichette è difficile da imitare. Si voleva offrire momenti d’incanto, in cui godere della bellezza, quella materiale e immateriale, quella che riconosci all’istante senza mai averla vista prima. E tra le molte città al mondo che possono vantare questa caratteristica Roma è decisamente irraggiungibile. Basta solo una passeggiata per la Città Eterna, nella quale secoli di cultura, storia e incanto architettonico si susseguono come lampi durante un temporale estivo, e si capisce cosa sia veramente la bellezza. Un’ispirazione dell’animo così eterea e così concreta, salvifica, inappellabile e irrinunciabile.

Per declinare verso l’intimità questo concetto Nicolas Feuillatte ha scelto il cuore di Roma e la Marchesa Violante Guerrieri Gonzaga, grande appassionata di cucina, donna eclettica ed elegante, che ci ha accolto a Palazzo Orsini Taverna, dimora storica del XV secolo.

Nasce così una cena raffinata, preceduta da un lungo conversare sulle magnifiche terrazze con vista a perdita d’occhio su San Pietro e Castel Sant’Angelo. Sarebbe bastato solo questo per regalarci quel dîner enchanté che ci era stato promesso, ma ovviamente la serata è proseguita all’insegna di una rara raffinatezza, in cui la nobile cuoca padrona di casa ha avuto un ruolo da protagonista, discreto e disincantato.

Ovviamente fiumi di Champagne del terzo marchio più bevuto al mondo hanno iniziato a fluire con incomparabile e affettuosa regolarità. A cominciare dal Brut Réserve, di estrema delicatezza e bevibilità, di cui abbiamo abusato, come nostro solito, senza limiti comprensibili ai più. Ma perché porre ostacoli alla felicità? E così abbiam fatto anche con le etichette successive, i due millesimati della casa, il Blanc de Blancs 2008 e il Blanc de Noir 2006, la massima espressione delle preziose uve Grand Crus e Premier Crus della Maison per quanto riguarda lo Chardonnay e il Pinot Noir.

In dirittura d’arrivo ecco la cuvée più iconica di Nicolas Feuillatte, Palmes D’Or Brut 2006, champagne di mirabile finezza, sensualità e spessore, ideale punto di chiusura di una serata difficile da dimenticare.

Ma non è stato il Brut 2006 a concludere la nostra deliziosa avventura. Senza preavviso arriva anche il suo gemello più austero e tagliente nel nostro bicchiere, il Palmes D’Or Rosé 2006, un rosé de saignée intenso e vinoso, forte e aitante.

Ci siamo isolati per un attimo, accomodati sul soffice divano rosso vermiglio del salotto, con le foto di famiglia della Marchesa a darci calore in un ideale e benevolo abbraccio. Abbiamo osservato Roma attraverso la vetrata, con languore e con tenerezza. Pochi istanti di nobiltà vera, svuotando il nostro spirito dalla quotidiana tirannia del malumore e dell’insaziabilità.

Bere Champagne serve anche (e soprattutto) a questo scopo.